Salina,  l’isola del buon cibo.

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Salina in inverno

Una delle curiosità dei visitatori di Salina è quella di sapere come si vive sull’isola d’inverno.Il vento e le correnti del mare decidono in qualsiasi momento di tagliare i ponti con la terra ferma.Regola numero uno, quindi, non farsi mancare il cibo! Grazie a questo retaggio ancestrale oggi ogni fazzoletto di terra è fruttifero, gli orti si arrampicano sulla montagna, i filari di viti vanno a picco sul mare, limoni, cedri, mandarini, arance e Re pomodorino invadono la vista così come le distese di capperi. Salina con il suo rigoglio di biodiversità si è ritagliata il ruolo di Isola Verde nell’arcipelago eoliano, con un’economia prettamente agricola e marinara. Nei primi anni ‘60 del secolo scorso, finito il periodo di carestia post bellico, c’è la necessita di guadagnarsi da vivere,  i primi visitatori  fanno le loro timide comparse sull’isola e aumenta anche la richiesta di cibo,  così alcuni pionieri della ristorazione aprono locali, piccoli ristoranti dove poter offrire quel che c’è:  insalata di pomodorini, capperi e tonno, totani ripieni, ghiotta di pesce, calamari, scorfani e triglie, coniglio in agrodolce, uovo alla nepitella, dolci alle mandorle di origina araba.

Ma la vera rivoluzione si ha alla fine degli anni ‘60, quando un turista bresciano, designer e architetto, pittore, amante della bellezza e del buon cibo si innamora e si trasferisce a Salina e viene attratto dalla coltivazione della malvasia che diventa la sua passione e lo porterà a diventare uno dei maggiori produttori  di vini moderni.

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Carlo Hauner riesce a creare sull’isola un centro di interesse in cui convergono critici gastronomici, villeggianti delle isole limitrofe e soprattutto scrittori che cominciano a trattare di cibo e vini isolani in modo nuovo; nasce una vera e propria “scena gastronomica”.

Da quel momento sulla tavola dei ristoranti il “bisogno” diventa “desiderio”, la cucina povera si trasforma in una nuova cucina (senza certo tralasciare piatti della tradizione): cernia cruda, spaghetti al fuoco, tartare di pesce, tagliolini alle uova di pesce spada e tanto altro. L’epicentro di questo cambiamento è stato Salina che ha fatto da apripista a un nuovo concetto di ristorazione, dando vita alla cucina eoliana. I capperi, i vegetali e i pesci poveri sono le stesse materie prime a disposizione in tutto l’arcipelago, eppure solo qui, si è riusciti a difendere il valore della terra, del mare e dei loro frutti senza vendersi ciecamente al richiamo del turismo di massa.

Un inutile consiglio ai più giovaniQuattro ingredienti essenziali: Capperi, acciughe, friselle d’orzo, pomodorini.Quattro umili aiutanti: origano, olio buono, aglio, cipolla.Una droga miracolosa: sale.Prendi gli ingredienti e i suoi aiutanti e fai qualcosa, dopo un po’ fai ancora qualcosa, infine per amor del cielo non fare più niente.Il piatto è pronto.Sembra semplice perché è semplice ed è una semplicità che va scoperta a Salina.

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